Un movimento contro il consumismo sfrenato che sta conquistando la piattaforma
Attenzione marketers e utenti di TikTok: una nuova tendenza sta conquistando il social e potrebbe cambiare le regole del gioco per il marketing. Il fenomeno che stiamo per analizzare è il Deinfluencing, una strategia che invita gli utenti a non acquistare prodotti troppo costosi e a riflettere sulla qualità reale degli oggetti promossi sui social. Ma cosa significa esattamente? Scopriamolo insieme.
Che cos’è il Deinfluencing?
Nel contesto del marketing, gli influencer sono diventati un punto di riferimento per milioni di consumatori. Secondo gli studi Nielsen, il 71% dei consumatori si fida delle pubblicità e dei consigli provenienti dagli influencer. Di conseguenza, il 80% di chi segue un influencer sui social è incline ad acquistare i prodotti che vengono consigliati. In sostanza, per i brand, è una risorsa preziosa che può tradursi in vendite e notorietà.
Ma cosa succede quando invece di promuovere un prodotto, gli influencer decidono di fare il contrario? È qui che entra in gioco il Deinfluencing: una tendenza in cui i creatori di contenuti di TikTok esortano il pubblico a non acquistare certi prodotti, a evitare il consumismo e a riflettere sul reale valore delle cose.
La critica agli acquisti impulsivi
Gli utenti dei social vedono sempre più video in cui creators sconsigliano articoli come i costosi AirPods Max, criticano marchi di cosmetici molto noti o bocciamo prodotti di tendenza. L’idea alla base di questo fenomeno è quella di far riflettere i consumatori sugli acquisti inutili, spingendoli a fare scelte più consapevoli e meno influenzate dalla moda o dal marketing aggressivo. La tendenza è un tentativo di evitare l’acquisto impulsivo, esortando le persone a non farsi abbagliare dai consigli degli influencer e a riflettere sulla qualità del prodotto.
Un fenomeno che sfida il marketing tradizionale
Il Deinfluencing si muove in contrasto con l’influencer marketing che da anni domina le strategie pubblicitarie. Il concetto alla base di questa tendenza è che non sempre ciò che è pubblicizzato vale davvero la pena di essere acquistato. I creatori di contenuti vogliono mostrare ai follower che non bisogna farsi influenzare dai marchi e dai messaggi pubblicitari, ma scegliere solo ciò che ha valore e che è davvero necessario.
Nel mondo degli influencer, dove ogni giorno vengono promossi prodotti e servizi, il Deinfluencing si propone come un modo per mettere in discussione tutto ciò che viene venduto. Non si tratta solo di dire no agli acquisti, ma di smascherare le tecniche di marketing che puntano a vendere a tutti i costi.
Le origini del Deinfluencing
Anche se il Deinfluencing è un fenomeno recente, ha radici che risalgono al 2020. Maddie Wells, una delle prime creators a diffondere questa tendenza su TikTok, ha cominciato a pubblicare video in cui rivelava i difetti di alcuni prodotti di bellezza, in particolare di quelli venduti da marchi come Sephora. Le sue recensioni, spesso critiche e dirette, le hanno permesso di conquistare oltre 300.000 follower e milioni di like.
Un’altra delle principali figure di questa corrente è Alyssa Kromelis. Alyssa ha raggiunto una vasta audience dopo aver postato un video in cui criticava prodotti di bellezza costosi come l’Airwrap Multi Styler e le linee per capelli Olaplex. In poco tempo, i suoi video hanno ottenuto milioni di visualizzazioni, generando discussioni e consenso tra gli utenti. La sua proposta? Alternative più economiche e performanti, mettendo in luce quanto molti prodotti venduti a prezzo esorbitante non giustifichino il loro costo.
L’ascesa dell’hashtag #Deinfluencing
Con l’ascesa dell’hashtag #deinfluencing su TikTok, il trend ha preso piede, raggiungendo più di 432 milioni di visualizzazioni. I video che trattano di bellezza e cura della pelle sono tra i più popolari. Gli utenti sono attratti dall’idea di ricevere una sorta di “rivelazione” che li aiuti a evitare di spendere soldi per prodotti che, in fondo, non sono così eccezionali. Alcuni creators si divertono a mettere alla prova i prodotti, confrontando le versioni più costose con alternative a prezzi inferiori ma altrettanto valide.
Un nuovo approccio al consumismo e alla sostenibilità
Oltre a mettere in discussione il valore dei prodotti, molti creatori legano il concetto di Deinfluencing a una riflessione sul consumismo e sull’impatto ambientale del nostro modo di acquistare. Il messaggio sottinteso è che dobbiamo imparare a fare acquisti più responsabili e a ridurre gli sprechi. In alcuni casi, non sono necessari dieci prodotti diversi per avere una pelle sana, ma solo pochi prodotti di qualità che svolgano realmente il loro lavoro. I creators vogliono quindi educare il pubblico a scelte più consapevoli, invitando a non farsi ingannare dalla pubblicità e a non cedere alle tentazioni del mercato.
Il lato oscuro del Deinfluencing
Ma attenzione! Non tutti i creators che aderiscono al movimento del Deinfluencing sono mossi da buone intenzioni. Alcuni potrebbero utilizzarlo per promuovere altri prodotti o per aumentare la loro visibilità. In pratica, potremmo trovarci di fronte a una sorta di inversione di tendenza, dove invece di promuovere prodotti, si critica ciò che non si vuole vendere, per poi sostituirlo con qualcos’altro.
Questa dinamica fa nascere il dubbio che il Deinfluencing non sia altro che un altro stratagemma per ottenere visibilità e, alla fine, vendere qualcosa. Sebbene l’intento iniziale sia spesso quello di sensibilizzare, c’è il rischio che la critica eccessiva possa essere utilizzata come leva per vendere nuovi prodotti.
Deinfluencing: un paradosso del marketing?
Alla fine, non possiamo fare a meno di chiederci: siamo davvero liberi dalle influenze dei social media? Il Deinfluencing non è forse solo un altro tipo di influenza che ci spinge a non comprare un prodotto per promuoverne un altro? In un mondo dove la pubblicità è onnipresente, sembra difficile sfuggire al meccanismo di persuasione.
Forse, in un mercato in continua evoluzione, il futuro del marketing e della comunicazione passerà attraverso una maggiore autenticità. I consumatori sono sempre più attenti alle pratiche di marketing e cercano contenuti genuini che non siano solo volti a vendergli qualcosa, ma a sensibilizzarli su temi importanti come la sostenibilità e l’etica.
In conclusione
Il Deinfluencing è un invito a riflettere sulle nostre scelte di consumo, ma anche un’opportunità di riscoprire il nostro potere di decidere liberamente. Non dobbiamo farci manipolare, né dalle pubblicità né dai creatori di contenuti, ma imparare a fare acquisti più consapevoli, tenendo conto delle nostre esigenze reali e del valore che ogni prodotto offre.
Seth Godin, uno dei guru del marketing, sostiene che “il futuro degli influencer è già passato”, indicando che la prossima evoluzione del marketing sarà nelle mani dei creatori, quelli che sanno fare la differenza. Tuttavia, con fenomeni come il Deinfluencing, la domanda che ci poniamo è se siamo davvero pronti a prendere in mano il nostro futuro di consumatori.